LA FESTA DELL’HENNE
Ci troviamo a Foum Zguid, un grande villaggio alle porte del Sahara, centro-sud del Marocco. Quest’area è stata una meta ambita da molti turisti per diversi anni, essendo stata una tappa della Paris-Dakar. Quest’anno e’ stato organizzato il festival dell’henne’, per la prima volta qui a Foum Zguid. La nascita di questo evento è riuscita grazie alla collaborazione tra diverse entità di cooperazione e Ong per la maggior parte italiane. La festa dell’henne’ è durata tre giorni, circondata da uno splendido paesaggio desertico a 15Km da Foum Zguid. Le attrattive erano molteplici, dalla competizione di disegnatrici di henne’ alle spericolate acrobazie dei cavallerizzi locali, il tutto accompagnato dalle note blueseggianti della musica gnaua suonata dal vivo. C’erano circa 20 stand di prodotti locali e cooperative provenienti da diversi luoghi a sud del Marocco. Oltre agli intrattenimenti ci sono state diverse “tavole rotonde” in cui si è cercato di arricchire la collaborazione tra le realtà locali e le organizzazioni europee. Gli argomenti: il conflitto e come risolverlo, la commercializzazione dei prodotti delle cooperative, possibilità di sviluppo attraverso il mercato dello “slow food”, lo scambio di conoscenze tra cooperative di diverse aree ed altri.
Ovviamente essendo stata la prima volta, l’incontro ha presentato delle lacune, la piu’ grande nella comunicazione: c’erano pochissimi turisti. La cosa non sembrava dispiacere piu’ di tanto a noi e ai numerosissimi locali accorsi da tutto il deserto, pero’, se lo scopo dell’incontro era quello di vendere prodotti ad una qualità e quindi a dei prezzi che solo i turisti si sarebbero potuti permettere, questo obbiettivo non è stato raggiunto, cosa da migliorare l’anno prossimo, ma per il momento l’evento si può dire più che riuscito.
Ora da Foum Zguid sono andati via tutti, il festival è stato meraviglioso, e noi ci troviamo a spendere l’ultima notte nell’hotel di Said, soli con lui. Mentre ci cucina un Tajin scambiamo quattro chiacchiere, lui ci parla di quando e’ stato in Germania a fare una formazione e di quanto non gli siano stati simpatici i tedeschi e poi si parla un po’ del festival. Said è il presidente di un’associazione e ci racconta i problemi di organizzazione del festival. Fa l’eroe, dice di aver offerto trasporto continuo e gratuito a chiunque avesse voluto assistere al festival, che era a 15 Km e non c’erano mezzi pubblici, ma l’organizzazione ha rifiutato, ha anche offerto le stanze del suo hotel a prezzi ridottissimi, ma anche in questo l’organizzazione sembra non avergli dato retta. Poi ci propone di collaborare nei prossimi anni in alcuni progetti che lui ha con la sua associazione, ma solo con loro, le altre associazioni, a suo dire, vogliono tenersi tutto per loro, ma lui no. Questo discorso ci ha svelato, l’ultimo giorno di permanenza a Foum Zguid, come le varie associazioni si siano messe l’una contro l’altra per accaparrarsi gli aiuti esterni (Europa, USA, China, Giappone) e il tessuto associativo e sociale di Foum Zguid si stia sfaldando proprio a causa di questo. Foum Zguid ha 10.000 abitanti e contiene circa 100 associazioni diverse che collaborano tra loro con grande difficoltà. Ora capisco perché, nei vari incontri del festival, l’argomento del conflitto è stato centrale. Inoltre, inizio a pensare che l’associazione di Said sia composta da lui soltanto.
Molti dei progetti svolti in quest’area, e un po’ ovunque in Africa, riguardano i migranti. In Europa ce ne sono molti che hanno perso il lavoro e sono rimasti comunque o altri che vivono sotto la soglia della povertà. Gli enti di cooperazione dunque cercano di offrire loro la possibilità di un ritorno a casa. Una specie di rimpatrio assistito. Ovviamente non si parla mai di una sola persona, ma solitamente, quando in un villaggio o città iniziano ad esserci problemi grossi, ne nasce un’ondata migratoria, quindi per respingerla l’Europa si offre di trovare soluzione a queste difficoltà attraverso gli organi di cooperazione internazionale. Questi progetti sono studiati a tavolino da esperti e messi in atto sul luogo interessato. A volte funzionano a volte no. Nel caso di Foum Zguid per esempio il problema è la desertificazione che non permette più l’agricoltura, quindi si sta cercando di puntare tutto sul turismo. Fatto sta che si muovono grandi masse di migranti e si affidano a queste iniziative nella speranza che funzionino. L’Europa, pur di alleggerirsi un po’ di questo peso, offre appoggio agli enti di cooperazione internazionale e finisce ogni tanto col finanziare progetti con basi poco solide. Comunemente i benefici dei progetti vanno ad associazioni del luogo interessato e di rado chi non è membro di un’associazione riesce a godere di aiuti esterni. Ecco come potrebbe essere successo che a Foum Zguid la rete associativa locale si sia sfaldata.
Altre scene della festa.