Centre culturel d’initiative citoyenne DARNA, Tanger.

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Siamo stati a curiosare in un paio di sedi dell’associazione Darna, una grossa ong che opera con i bambini di strada nel campo dell’educazione, formazione e animazione.

Abbiamo appuntamento in una delle varie sedi operative con Laila Belhaj, vicedirettrice dell’associazione, a cui chiediamo di raccontarci la storia, le attività e il contesto in cui opera Darna.

L’ associazione nasce nel 1995 con il nome di “Centre culturel d’initiative citoyenne”, per iniziativa

di un gruppo di Tangerini interessati ad agire sulle problematiche della loro città, che si riuniscono in una piccola stanza nella Medina. Durante le prime riunioni si affacciano incuriositi alcuni ragazzini, e da questi contatti nasce l’ idea di lavorare con loro.

All’inizio quindi i ragazzi passano qualche ora al giorno in questa prima sede, che diventa in pratica  un centro diurno dove vengono organizzate attività di animazione ed educazione; sono loro a usare per primi il nome Darna, che significa “la nostra casa”. Nel 1999 viene lanciata una ricerca-azione condotta dai ragazzi stessi, con lo scopo di meglio calibrare gli interventi dell’associazione a seconda di  problematiche, bisogni, interessi e anche della fascia di età. I primi bisogni ad emergere da questa ricerca sono quello di un tetto per la notte e quello di una qualificazione e inserimento professionale per la fascia dai 13 ai 17 anni. Nel 2000 l’associazione inizia ad avere i primi riconoscimenti a livello istituzionale, l’amministrazione dà in usufrutto alcuni spazi, fra cui una vecchia scuola nella Kasbah che, restaurata con l’aiuto dei ragazzi, diventa la sede principale di vari laboratori ed attività formative ed educative. Accanto a questa struttura viene aperto il rifugio notturno.

Nel frattempo si inizia a sentire la necessità di lavorare anche con le famiglie degli utenti e quindi sopratutto con le donne; le problematiche infatti sono varie, intrecciate e in rapidissimo mutamento. Molti aspetti sono legati all’esodo rurale, ci sono le famiglie di campagna che migrano in città in cerca di lavoro e si trovano a confronto con una realtà ancora più misera e alienante; oppure i ragazzini che vengono da zone rurali ma che viaggiano da soli, spesso con l’obiettivo di arrivare in Europa. Ci sono poi  i figli di donne “disonorate” (cioè non sposate o violentate) e di prostitute, gli orfani,  i bambini dei quartieri periferici o delle bidonville.

 Il discrimine che  fa finire il minore in strada è spesso economico, cioè se lavora o contribuisce in qualche modo al reddito della famiglia viene da questa accettato, altrimenti trova le porte chiuse. Questo è anche il principale motivo della mancata scolarizzazione o dell’abbandono scolastico.

Per le bambine si aggiungono anche altri problemi; spesso segregate dalla famiglia, il loro contributo è in forza lavoro nella gestione della casa. Quando, giovanissime, cercano lavoro come domestiche, sono spesso sottopagate, maltrattate e vittime di abusi sessuali. Come operaie ricevono salari ridicoli, se finiscono in strada il loro destino è la prostituzione o la bassa manovalanza nel traffico di droghe.

Ci sono poi  gli aspetti sanitari, I minori che vivono in strada soffrono di malnutrizione, sono mal vestiti e Tangeri d’inverno è fredda e umida, quasi tutti sniffano colla.

Negli ultimi anni, come si diceva, il contesto è in rapido mutamento, ad  esempio con l’apertura nel 2010 del nuovo e blindatissimo porto Tanger-med, a 30 km dalla città, sono cambiate le rotte migratorie; i dintorni del vecchio porto in centro città non sono più, o molto meno, una gigantesca sala d’aspetto per  passaggi clandestini verso l’ Europa. Nel frattempo le ristrutturazioni del centro storico hanno ridotto i rifugi di fortuna in quella zona.

Ad oggi Darna conta 6 strutture nel comune di Tangeri.

  • La “Maison bleue” centro diurno  (quello posto nella vecchia scuola)
  • il rifugio notturno maschile
  • la “Maison des Femmes” casa delle donne, con ristorante annesso
  • il rifugio notturno per ragazze
  • il teatro
  • la fattoria didattica
  • il negozio

Nei centri diurni, nel teatro e nella fattoria, come spiegato si tengono attività che vogliono cercare di

dare educazione e formazione utile sia allo sviluppo personale che ad un’eventuale inserimento lavorativo.

Noi abbiamo voluto visitare la fattoria didattica che è nata nel 2004 su un terreno demaniale dato in usufrutto, e su cui si allevavano e coltivavano animali e ortaggi che venivano usati al ristorante o rivenduti nel negozio. L’anno scorso però il demanio si è ripreso più di metà dei terreni per costruirci dei palazzi ed una strada, riducendo notevolmente lo spazio utile alla fattoria.